Abbiamo avuto il piacere di incontrare @velascovitali, che ci ha accolto nel suo studio a Milano, facendoci entrare nel suo mondo creativo. Tra chiacchiere e sguardi curiosi, abbiamo avuto l’occasione di scoprire qualcosa in più sulla sua arte e sul suo lavoro.

Quando hai scoperto di voler fare il pittore? Tuo padre ha avuto un ascendente su di te?
Ho iniziato da piccolo, ma solo da adulto ho capito che non si trattava di un mestiere.
È stato allora che mi sono chiesto: “E adesso, cosa vuoi fare davvero?”Che poi, è quello che mio padre mi ha sempre chiesto!
Come nasce l’idea di utilizzare i materiali della cantieristica edile per le tue sculture?
Come nell’abusivismo edilizio, ti arrangi e usi quello che trovi. Non aver frequentato nessuna scuola d’arte ti fa sentire abusivo e allora inventi, anche una tecnica per fare scultura. I cani sono un replica di questa condizione, randagia, abusiva, precaria. Da soli imparano a sopravvivere.

Vai dal disegno alla pittura alla scultura, dal figurativo al non figurativo. Raccontaci di questi passaggi.
E’ un modo per sentirmi libero. Esprimersi non ha limiti e non ha mai che fare con a tecnica o con i materiali che usi. Si potrebbe dire che la “sopravvivenza” si addice anche alla creatività. E’ fame, necessità.
Come vedi il panorama dell’arte contemporanea a Milano?
Non dipende da questa e un da un’altra città, il panorama è sempre stimolante oppure non lo è, bisogna saperlo cercare dove c’è crisi di vedute.

Cosa faresti se non facessi l’artista? Mi è sempre piaciuto fare il fotografo, in modo tradizionale. Saper documentare i luoghi e le persone che li abitano, stare sul posto. Sviluppare e stampare foto con cura, senza pretesa artistica.
Quali sono i luoghi del cuore di Milano per te? “Largo corsia dei servi”, come lo si vede nel dipinto di Giuseppe Canella, è il ritratto di una città viva come potrebbe essere oggi e piena di energia, anche un po’ strapaesana. Un mondo che si muove, più umano che automobilistico.

Milano è la scelta giusta per un giovane artista? No, mai come ora è necessario che un artista sia capace di trovare un proprio centro, non è la città che fa la differenza.




