Abbiamo incontrato a pranzo Gabriele Galimberti, fotografo e documentarista che
vive un po’ a Milano, un po’ in Toscana e un po’ sugli aerei. Ha risposto alle nostre domande subito prima di partire per il prossimo viaggio.
Che ci fai a Milano oggi?
Vivo a Milano a metà, diciamo 50%. L’altra metà è in Toscana. Oggi vado a prendere un aereo per l’India, starò via una decina di giorni per un progetto.
In quanti paesi hai dormito finora?
Non li ho mai contati, ma direi un’ottantina.

Come descrivi Milano in breve?
È quella che mi ha conquistato di più. Cercavo stimoli e li ho trovati qui, anche più che all’estero. È vicina alla mia Toscana, ma è viva, pulsante. Ci sono finito per
caso e ci sono rimasto per scelta.
Cosa ti stimola di più in questa città?
Inaspettatamente, più della fotografia, la musica. Prima volevo fare il musicista, poi ho scoperto la fotografia. A Milano ho avuto la fortuna di conoscere chi ascoltavo da sempre.

Hai scattato molto qui?
Sì, bambini, collezioni di scarpe, commissioni varie. Milano è un buon posto per lavorare, ci sono tante connessioni.
Una foto che ti è sfuggita?
Leonardo DiCaprio con il suo T-Rex. Dovevamo fotografarlo per il progetto “My Private Dinosaur”. Dopo tre giorni di attesa a Los Angeles, ha cambiato idea.

Solo quella?
Anche un pastore protestante con una collezione di 70 mitragliatori: ci stava per far scattare la foto in chiesa, ma un altro pastore si è infuriato e ci ha cacciati. Ero sul punto di fare “click”.
I tuoi luoghi del cuore a Milano?
La Darsena e la Martesana. Amo l’acqua, mi fa stare bene. Camminare o andare in bici lì è il mio modo per staccare.

Una storia matta vissuta qui?
Ho fatto le foto per i Sodaparty, feste un po’ kinky dell’underground milanese. Niente di scandaloso, ma ho visto cose…curiose.
Milano è la tua città?
Mi stimola. Qui c’è una densità di persone affini a me, nel mondo della cultura edell’arte. È una città che ti carica e quando mi stanco vado in Toscana e mi ricarico un po’.
Non è che stai invecchiando?
Faccio finta di no, ma mi affatico di più. Però continuo a divertirmi e fare quello che voglio, quindi va bene così.



