Abbiamo incontrato Luca Zuccala, direttore del Giornale dell’Arte, che ci ha raccontato i cambiamenti della testata, la sua idea di cultura e i suoi luoghi del cuore a Milano.
Quali sono i tuoi luoghi del cuore di Milano?
Via Mozart, Villa Necchi, Gam, Giardino di Pollack, Latteria Carlon, Artcurial. In ordine: parcheggio, Liberty, edera, glicine, razionalismo, Déco, Wildt, Scapigliatura, silenzio, caffè macchiato, fragole di bosco di Chardin volate a Parigi.
Milano legge i giornali?
Caffè, brioche, Giornale dell’Arte, Corriere, Gazzetta.

Qual è stata, in queste settimane, la mostra che più ti ha colpito in città?
Cimabue al Louvre, ero a Parigi.
Luca in poche parole?
“Sta scrivendo…” come su Whatsapp.

La tua sfida?
Tornare a Isfahan e pascolare con il Giornale tra Torino, Parigi, Milano, New York.
Qual è stato il primo cambiamento al Giornale dell’Arte?
Riprendere il passo dei tempi conservandone l’identità storica e culturale.

Come immagini il Giornale dell’Arte tra cinque anni?
Media partner della Biennale 2030 e di Tefaf Maastricht. In generale, il punto di riferimento per la cultura in Italia, come già lo è ora.
Chi vorresti intervistare per il prossimo numero?
Nathalie Heinich sul paradigma dell’arte contemporanee e Gihane Zaki per il nuovo Grand Egyptian Museum del Cairo che apre a luglio.

Come far innamorare di nuovo i lettori della carta stampata?
Comunità, qualità, serietà, professionalità, sostanza. E soprattutto abolendo l’autoreferenzialità e le seghe mentali, per quello ci sono già i curatori.
C’è un’opera d’arte che in qualche modo racconta il tuo percorso?
Un collage di Rauschenberg con dentro un pezzo di quadro di Velazquez, un tappeto Kashan e qualche “residuo” archeologico classico. Esiste davvero.

Il digitale: nemico o alleato del giornalismo?
Amante.
Come si racconta oggi l’arte ai giovani?
Senza superlativi, supercazzole, “Foucault” e critichese. Come dei giornalisti, evocativi, con un sottile filo di poesia, ma mai retorici. Semplicità, schiettezza, chiarezza. E senza parafrasare il comunicato stampa.
C’è stato un consiglio di Allemandi che porterai sempre con te?
Siamo un giornale, non una rivista.


