Jacopo Veneziani

Giovane professore, storico dell’arte e divulgatore, Jacopo Veneziani è il nostro ospite.

È nato prima l’uovo o la gallina?
Se fossi un dadaista, ti direi: “L’omelette”

La tua Milano che immagini prevede?
Un caffè da Cucchi, una passeggiata in Parco Sempione, un salto da Libraccio a caccia di qualche vecchio catalogo… Immagini lente! Viaggio molto per lavoro e quando torno a Milano rallento il passo.


Il segreto per una buona comunicazione quando si divulga l’arte?
Andare oltre il visibile, evitare descrizioni didascaliche e stimolare l’immaginazione, facendo indossare i panni dell’artista per comprendere meglio.

Come faranno le immagini a salvare il mondo, visto che a volte lo affossano?
Non tutte le immagini sono uguali! Alcune sensibilizzano e ispirano cambiamenti più efficaci di un discorso politico. L’arte non salverà il mondo, ma ci ha aiutato a non estinguerci.

Cosa significa per te “contaminazione”?

È un incontro, una fusione, uno scambio. Le migliori sono quelle che avvengono naturalmente, trasformandoci senza che ce ne rendiamo conto.

In cosa esiste arte ma non è riconosciuta?
La televisione. Non è solo informazione e intrattenimento. C’è arte nella regia, nelle luci, nella scenografia. Lucio Fontana ha scritto un manifesto anche per la televisione.

Cos’è sopravvalutato oggi e perché?
Il ferro da stiro! Lo usiamo per aderire a standard di presentabilità ormai vintage. Mi ha fatto pensare a un libro: “Aragoste, champagne, picnic e altre cose sopravvalutate”.

Segreti per la riuscita di una buona mostra o performance?
Le buone mostre raccontano una storia coerente e rendono vive le opere con eventi e dibattiti. Se dovessi curarne una, farei succedere cose intorno alle opere esposte.

Cosa non consigliare a chi vuole seguire il tuo percorso?
Sconsiglio la fretta, il prendersi troppo sul serio e il sentirsi arrivati. Sconsiglio anche di dare consigli!

Dove bisogna essere per essere liberi?
Sì, è una citazione di Gertrude Stein. Parigi era il posto per essere liberi nel Novecento. Vi racconto perché a teatro, venite?

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